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Diplomato in Pianoforte (Conservatorio di Bologna, 1921),
Composizione (Conservatorio di Parma, 1933) e ramo didattico del Canto
(Conservatorio di Piacenza, 1940).
Dopo un breve periodo di attività come compositore e concertista si è
dedicato alla carriera di insegnante: è stato docente di Pianoforte al
Liceo Musicale di Piacenza, di Canto al Conservatorio di
Parma e al Conservatorio di Milano, di Tecnica e interpretazione vocale alla Scuola di
perfezionamento della Scala.
Nel 1946 fondò l'Accademia
Teatrale Francesco Campogalliani, dedicata al padre, che fu
burattinaio, drammaturgo e attore.
Tra i suoi allievi: Aldo Protti, Luciano Pavarotti, Renata Tebaldi,
Flaviano Labò, Mirella Freni, Ruggero Raimondi, Renata Scotto |
“Al
pianoforte l’orchestra Campogalliani” … ero ragazzino
quando sentivo il Presidente del Club Amici della Lirica di
Mantova pronunciare questa frase per annunciare che gli artisti
sarebbero stati accompagnati al pianoforte da lui, il Maestro!
Entrava con passo deciso e il capo leggermente reclino; talvolta
appoggiava furtivamente una mano sulla spalla di un giovane
cantante (uno di quei gesti d’incoraggiamento che gli erano
familiari) e poi dritto alla tastiera. Il mio sguardo lo aveva
seguito dal primo istante in cui era entrato in sala e ancora
indugiavo su di lui a romanza iniziata. Durante l’esibizione
la mia attenzione era spesso catturata dal modo di accompagnare
del Maestro, partecipe e non privo di amabili “cenni” nei
confronti del cantante: la mano alzata per rammentare una pausa
o un rallentando, il capo improvvisamente eretto per assicurarsi
dell’attacco …
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Alla
fine del concerto, solo alla fine, faticosamente si concedeva al
pubblico per riceverne applausi calorosi e affettuosi; sì, anche
affettuosi, perché a Mantova Ettore Campogalliani non rappresentava un’Artista
irraggiungibile, ma il Maestro al quale chiunque poteva rivolgere la
parola nella certezza di essere ascoltato e di ricevere risposta.
Tralasciando
di occuparmi delle sue doti artistiche e della sua fama di didatta
(superfluo sarebbe da parte mia ricordarne gli alti meriti), desidero
soffermarmi sulle doti umane che facevano di Ettore Campogalliani una
persona raffinata ed eccezionale.
In primis il suo piacevolissimo discorrere. Ho conosciuto tanti
musicisti che, al di fuori del loro “mestiere”, si trovano a disagio
nel colloquiare col pubblico. Campogalliani non solo possedeva estrema
naturalezza nel comunicare, ma lo faceva con semplicità accattivante,
sapientemente punteggiata da arguzia e sempre sottesa da grande
signorilità. Se doveva esprimere un giudizio poco gratificante nei
confronti di un cantante, di una scelta registica o di uno spettacolo
nel suo insieme, lo faceva con tale garbo che nemmeno il diretto
interessato si sarebbe risentito; ciò d’altra parte non gli impediva
di esprimere chiaramente il suo punto di vista.
La singolare comunicativa di Ettore Campogalliani non
si apprezzava solamente in occasione di lezioni o conferenze; un
semplice scambio d’idee col Maestro rappresentava una ricchezza per i
suoi interlocutori. Se poi le conversazioni si svolgevano in quel
“salotto musicale” d’altri tempi in casa della contessa Maria
Cantoni Marca, si poteva avere la fortuna, a me capitata, di condividere
queste emozioni in compagnia di Gianandrea Gavazzeni, Guido Agosti o
Riccardo Bacchelli: momenti magici.
Altra
dote di Ettore Campogalliani era la generosità nei confronti di
allievi, amici o conoscenti. Vado con la mente al settembre 1983: tenevo
il mio primo importante concerto di pianoforte al Palazzo Te della mia
città. Il Maestro Campogalliani, da poco rientrato a Mantova
proveniente da un impegno in Svizzera, pur
stanco del viaggio non volle mancare al mio concerto. A mia insaputa
arrivò quando la sala era ormai gremita e i posti a sedere tutti
occupati. Terminato il primo brano mi alzai dalla tastiera per
ringraziare il pubblico e intravidi il Maestro Campogalliani in piedi,
in fondo alla sala: così rimase ad ascoltare tutta la prima parte. Un
comportamento nel quale riconobbi amicizia, generosità e umiltà; un
gesto che equivaleva a una lezione di vita.
Non mancarono altri episodi in cui Campogalliani sedeva in prima fila al
Teatro Bibiena ad ascoltarmi, studente del Conservatorio “Lucio
Campiani” di Mantova, in una delle mie prime esibizioni canore o
durante la presentazione della mia prima composizione per pianoforte.
Indimenticabile l’emozione che provai quando sostenni l’esame di
compimento inferiore di Canto ed Ettore Campogalliani era presente come
commissario! Gli confessai che dopo il diploma in pianoforte e durante
lo studio della composizione avevo intrapreso lo studio del canto con l’intenzione
di perfezionarmi nella didattica (in pratica mi accingevo a seguire il
suo stesso percorso); “Tu hai anche la voce!” mi disse,
accompagnando la frase con un risoluto gesto d’incoraggiamento. Fui
onorato quell’anno di ricevere, da parte del Rotary, il “Premio
Campogalliani” quale migliore allievo della classe di canto.
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Lelio Capilupi ed Ettore
Campogalliani
Assisi, 1988
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Ricordo
ancora quando chiesi al Maestro un’audizione per
decidere se tentare o no l’esame d’ammissione al Corso di
perfezionamento in Canto da Concerto tenuto dal M° Giorgio Favaretto
all’Accademia Chigiana di Siena, poiché avevo intrapreso lo studio
del canto da soli due anni. Campogalliani mi fissò un appuntamento. L’emozione era forte nel trovarmi nella sala
d’aspetto che precedeva il suo studio. Il Maestro stava terminando una
lezione; mi venne incontro la moglie Giuseppina che si intrattenne con
fare amabile, interessandosi ai miei progetti. Il mio orecchio però era
sempre rivolto allo studio dove si svolgeva la lezione. Ogni volta che
il Maestro interrompeva l’allieva il mio battito cardiaco subiva
un’accelerazione: ecco, pensavo, ci siamo, ora tocca a me. Finalmente
la porta si aprì: “Carissimo, vieni, vieni” mi disse, posandomi la
mano sulla spalla. Gli feci ascoltare due brani e al termine ebbi, oltre
che preziosi consigli, il suo assenso per la Chigiana. Il suo compenso
furono i miei ripetuti ringraziamenti che gli rinnovai fino alla soglia
di casa alla quale signorilmente lui stesso mi accompagnò.
Una
delle ultime volte che ebbi l’occasione di intrattenermi con Ettore
Campogalliani fu nell’estate 1988, in un bar di Assisi: ordinò un
rabarbaro, sua moglie Giuseppina mi disse che il Maestro lo gradiva
spesso. Al bar anch'io ordino spesso un rabarbaro: un vezzo un po’
ingenuo per richiamare alla mente un Maestro, ma soprattutto un Uomo
indimenticabile, nel ricordo del quale, anche durante la stesura di
queste righe, a stento trattengo la commozione.
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Francesco ed Ettore Campogalliani [*]
[*] foto tratta dalla pagina facebook "Mantova Vecchiotta" |
Ettore, Cesare e Francesco Campogalliani. mentre riparano i
burattini [*]
Ettore
Campogalliani con i burattini del padre Francesco [*]
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