ETTORE CAMPOGALLIANI (30.9.1903-3.6.1992)


Ha insegnato la gioia d'amare,
di Gabriella Panizza  

Non posso parlare di Lui usando il plurale giornalistico, perché il dolore viene espresso in prima persona. Perché il dolore è un sentimento che appartiene a chi lo prova, profondo, intimo, vissuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno. E' stato il mio Maestro, Colui che mi ha insegnato molto, moltissimo di ciò che so. Colui che con il Suo consiglio, con la Sua guida, con la Sua carica umana mi ha accompagnato nella vita dall'adolescenza alla maturità. Non posso pensare che non sarà ancora accanto a me nel futuro. Anche se il Suo ricordo non mi lascerà mai, anche se ogni volta che starò per scrivere di musica, o per progettare uno spettacolo, penserò a Lui avvertendo acuto il vuoto della Sua presenza, della Sua voce al telefono. Lo chiamavo spesso perché mi aiutasse a sciogliere un dubbio, perché mi illuminasse con la Sua grande conoscenza dello specifico teatrale. E come mi sentivo felice quando Lui approvava ciò che avevo fatto o ero in procinto di fare e quando, con il Suo spiritoso discorrere, mi diceva che non avevo più bisogno di lui ma che anzi era Lui che ci teneva alla mia opinione.
Autentico in ogni suo tratto, magnanimo (quanti sono stati gli allievi ai quali ha impartito lezioni di canto senza volerne ricevere alcun compenso?) aperto e disponibile verso tutti  - "uno dei miei maggiori difetti - soleva dire con sorridente auto-ironia - è quello di non sapere mai dire di no a chiunque mi chieda qualcosa" - il mio Maestro, pure nella consapevolezza dei propri meriti, non ostentava mai un minimo di vanità, anzi si celava dietro un velo di modestia scherzando amabilmente su se stesso.
E dire che di meriti ne aveva così tanti e importanti! Oltre all'altissimo valore nel campo della didattica vocale che Gli aveva assicurato celebrità e prestigio a livello internazionale, il Maestro era un eccellente attore, uno scrittore elegante e un brillante oratore.
Quando ormai ultraottantenne cominciò a ridurre le proprie partecipazioni alla vicenda musicale mantovana cui aveva sempre collaborato con grande generosità sino a troncarle definitivamente, la Musica nella nostra città perse qualcosa di insostituibile.
Tuttavia il Maestro continuò ad assistere ai concerti e agli spettacoli programmati a Mantova, e vederlo seduto in prima fila accompagnato dalla inseparabile moglie Giuseppina, significava molto per gli artisti. Ha significato moltissimo anche per me la Sua presenza alla serata inaugurale della prima edizione di "Sabbioneta in festival" che mai avrei saputo ideare e dirigere se non avessi realizzata la mia formazione musicale alla Sua eletta scuola. E se Egli non mi avesse insegnato anche a coniugare "il verbo teatrale" nei tempi dell'Umano, cioè nel rispetto degli altri, dei loro diritti, dei loro sentimenti, dei loro desideri. Ho il cuore colmo di dolore e la memoria folta di immagini, di parole, di situazioni al centro delle quali c'era sempre Lui, il mio Maestro, attivo, fervido di entusiasmi, di interessi, di slanci. E pieno di gioia di vivere. Ed è così che voglio ricordarlo, custodendo come eredità preziosa la Sua lezione di amore per la vita.
Coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di stargli accanto, di "cibare" il proprio spirito alla fonte tonificante della Sua arte, non dimenticheranno Ettore Campogalliani perché con il dono della Sua cultura espressa in molte forme Egli ha contribuito ad elevarci e a renderci migliori. Grazie per quello che è stato e per quello che ha insegnato ad essere.
Sarà la prima volta che dopo la pubblicazione di un mio scritto non riceverò la Sua affettuosa telefonata di gratitudine e di elogio e questo sarà per me molto duro da accettare. Perché comproverà la dolorosa realtà che finora irrazionalmente ho rifiutato: quella della Sua scomparsa.

Gabriella Panizza
Gazzetta di Mantova, 5.6.1992