Ha
insegnato la gioia d'amare, di
Gabriella Panizza
Non posso parlare di Lui usando il plurale giornalistico, perché il
dolore viene espresso in prima persona. Perché il dolore è un
sentimento che appartiene a chi lo prova, profondo, intimo, vissuto, ora
dopo ora, giorno dopo giorno. E' stato il mio Maestro, Colui che mi ha
insegnato molto, moltissimo di ciò che so. Colui che con il Suo
consiglio, con la Sua guida, con la Sua carica umana mi ha accompagnato
nella vita dall'adolescenza alla maturità. Non posso pensare che non
sarà ancora accanto a me nel futuro. Anche se il Suo ricordo non mi
lascerà mai, anche se ogni volta che starò per scrivere di musica, o
per progettare uno spettacolo, penserò a Lui avvertendo acuto il vuoto
della Sua presenza, della Sua voce al telefono. Lo chiamavo spesso
perché mi aiutasse a sciogliere un dubbio, perché mi illuminasse con
la Sua grande conoscenza dello specifico teatrale. E come mi sentivo
felice quando Lui approvava ciò che avevo fatto o ero in procinto di
fare e quando, con il Suo spiritoso discorrere, mi diceva che non avevo
più bisogno di lui ma che anzi era Lui che ci teneva alla mia opinione.
Autentico in ogni suo tratto, magnanimo (quanti sono stati gli allievi
ai quali ha impartito lezioni di canto senza volerne ricevere alcun
compenso?) aperto e disponibile verso tutti - "uno dei miei
maggiori difetti - soleva dire con sorridente auto-ironia - è quello di
non sapere mai dire di no a chiunque mi chieda qualcosa" - il mio
Maestro, pure nella consapevolezza dei propri meriti, non ostentava mai
un minimo di vanità, anzi si celava dietro un velo di modestia
scherzando amabilmente su se stesso.
E dire che di meriti ne aveva così tanti e importanti! Oltre
all'altissimo valore nel campo della didattica vocale che Gli aveva
assicurato celebrità e prestigio a livello internazionale, il Maestro
era un eccellente attore, uno scrittore elegante e un brillante oratore.
Quando ormai ultraottantenne cominciò a ridurre le proprie
partecipazioni alla vicenda musicale mantovana cui aveva sempre
collaborato con grande generosità sino a troncarle definitivamente, la
Musica nella nostra città perse qualcosa di insostituibile.
Tuttavia il Maestro continuò ad assistere ai concerti e agli spettacoli
programmati a Mantova, e vederlo seduto in prima fila accompagnato dalla
inseparabile moglie Giuseppina, significava molto per gli artisti. Ha
significato moltissimo anche per me la Sua presenza alla serata
inaugurale della prima edizione di "Sabbioneta in festival"
che mai avrei saputo ideare e dirigere se non avessi realizzata la mia
formazione musicale alla Sua eletta scuola. E se Egli non mi avesse
insegnato anche a coniugare "il verbo teatrale" nei tempi
dell'Umano, cioè nel rispetto degli altri, dei loro diritti, dei loro
sentimenti, dei loro desideri. Ho il cuore colmo di dolore e la memoria
folta di immagini, di parole, di situazioni al centro delle quali c'era
sempre Lui, il mio Maestro, attivo, fervido di entusiasmi, di interessi,
di slanci. E pieno di gioia di vivere. Ed è così che voglio
ricordarlo, custodendo come eredità preziosa la Sua lezione di amore
per la vita.
Coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo, di stargli accanto, di
"cibare" il proprio spirito alla fonte tonificante della Sua
arte, non dimenticheranno Ettore Campogalliani perché con il dono della
Sua cultura espressa in molte forme Egli ha contribuito ad elevarci e a
renderci migliori. Grazie per quello che è stato e per quello che ha
insegnato ad essere.
Sarà la prima volta che dopo la pubblicazione di un mio scritto non
riceverò la Sua affettuosa telefonata di gratitudine e di elogio e
questo sarà per me molto duro da accettare. Perché comproverà la
dolorosa realtà che finora irrazionalmente ho rifiutato: quella della
Sua scomparsa.
Gabriella Panizza
Gazzetta di Mantova, 5.6.1992 |