Il decalogo
del buon corista (per sorridere un po')
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Articoli - Saggi
di Vanni
Zunardi, tratto dalla rivista "La cartellina"
E’ usanza comune credere che in un coro si debba
cantare. Ciò è errato nel modo più assoluto. Ci si trova nella sala
prove principalmente per aggiornarsi sugli avvenimenti mondani. È
come essere dal barbiere, soltanto che si ha a disposizione più
gente per chiacchierare. Dopodiché si passa alle critiche del
maestro\a (è questa la sua principale funzione): com'è vestito\a,
se si è fatto la barba, se è spettinato, se è ingrassato\a, se ha
cambiato l'auto, il partner quanto prende di rimborso spese... ecc,
ecc.
Arrivare puntuali o, peggio ancora, in anticipo, è vivamente
sconsigliato: si perde del tempo inutile, visto che durante i primi
dieci (o più) minuti il maestro fa scaldare la voce con degli
stupidi, esercizi. Il buon corista non ne ha assolutamente bisogno,
quindi entra sempre a metà esecuzione di un brano "difficile"
e,
salutando vivacemente - meglio se stringendo la mano a tutti -, si
mette vicino a chi gli pare.
Quando il maestro prova una singola sezione, bisogna evitare il
silenzio. In questo caso sarebbe vivamente consigliato cantare un
brano diverso, magari di genere opposto. Ad esempio, mentre i
soprani provano la parte di una cantata di Bach, i contralti possono
intonare "Fin che la barca va", i tenori "Vola
colomba" ed i bassi
"Voglio una vita spericolata". L'ideale sarebbe che ognuno
cantasse
un brano diverso. Questa pratica viene chiamata polifonia.
Un "perfetto corista" deve fumare almeno un pacchetto di
"Esportazione senza filtro" al giorno. È opportuno, prima
delle
prove, mangiare un'insalata di cipolle e fagioli ed intavolare
discussioni col maestro. Non lavatevi i denti, piuttosto usate il filo interdentale durante la prova. È vietato mangiare caramelle,
piuttosto masticate gomme. Appare del tutto fuori discussione che
mai come per i concerti valgono le regole del precedente punto 2.
Non partecipando alle prove generali si evitano quei tediosi
ordini del tipo "vestitevi in tal modo, ordinate il repertorio
trovatevi alla tal ora nel tal posto...". Il buon corista arriva al
concerto (in ritardo) vestito come più gli aggrada e, se gli va,
con una cartelletta qualunque, magari ornata con vivaci autodesivi.
Al maestro sarà sufficiente dire: "io alle prove generali non
c'ero
e non lo sapevo!".
Il maestro è sempre convinto di essere superiore a voi. Per
questo, il vero corista deve contestare sempre qualunque cosa dica
o faccia il direttore. Sarebbe opportuno costituire un "gruppo di
opposizione" con direttive per fargli saltare il posto. Ricordate
che chiunque può dirigere un coro: basta comprare uno dei tanti
"Manuale del direttore di coro" e, se volete, leggerlo.
Domandate
al maestro di prestarvelo.
Una delle migliaia di pecche che ha il maestro è interrompere le
"sempre perfette e superbe" interpretazioni del coro con delle
stupidissime e ridicole frasi del tipo "più forte qui, più piano
là, attenti qui, questo cala, questo no, ecc...". Peggio ancora
quando si mette a parlare di "quando ero a..., quando ero direttore
dell'orchestra..., quando ero membro della società corale...".
Si mangia per vivere e si canta per mangiare e bere! Dopo ogni
prova il direttore dovrebbe pagare di tasca propria un lauto
rinfresco a tutti i coristi per farsi perdonare le cappellate (ecco
perché alcune corali amano farsi chiamare "a cappella"),
commesse
durante le prove e nei concerti. Se ciò non avviene rinfacciategli
che se lui è diventato "Maestro" di questa eccelsa corale è
solo ed
esclusivamente merito dei coristi.
Se il maestro si definisce "compositore" non credetegli. Il
vostro direttore di coro non può scrivere pezzi "belli",
quindi
esortatelo gentilmente a smettere di scrivere musica. Il sistema
migliore è dirgli; "in tutta la mia vita non ho mai udito un pezzo
cosi schifoso!". Se invece il pezzo è piacevole, cosa impossibile,
ditegli che l'avete già sentito da un'orchestra di liscio, e che
era anche più bello!
Se il maestro vi fa cantare in latino, contestatelo!
Ricordategli che viviamo in tempi moderni! Se vi fa cantare in
italiano, ditegli che tutti i maggiori compositori hanno scritto in
latino e che un vero coro deve cantare anche in latino. Se vi propone
un pezzo d'opera, solitamente il "Va' pensiero", adattato da
lui,
rispondetegli che non siamo alla Scala. Se lui vi risponderà:
"siamo in un sottoscala...", voi replicate che la colpa è
sua. E,
per finire, non dimenticate i personaggi che orbitano intorno al
coro!
L'organista: solitamente ha studiato pianoforte dalle suore e si
sente frustrato perché non ha potuto frequentare il Conservatorio.
Quando suona coi piedi, fa meno danni col piede destro. A volte
suona delle note giuste.
Il prete: se c'è, è il capo di tutto. Appare all'improvviso dal
nulla e, interrompendo le prove, si mette a criticare il programma
del Proprio e dell'Ordinario. Tutti gli danno ragione, ma appena
sparisce gli si da contro rinfacciandogli di avere un sacco di
soldi e di non darne mai al coro.
Il presidente (del coro):'è un grande ruffiano. In pratica, serve
solo a non far litigare il maestro con il prete, il prete con
l'organista, l'organista con il maestro, il maestro col prete, ecc.
Se non riesce ad adempiere alla sua mansione, minaccia le
dimissioni e allora tutto ritorna tranquillo.
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